mercoledì 30 dicembre 2015

O ZEUGO DI SORDATTI di Luigi Panero


I àn miscio d'argento
e càne i ciumassi:
se o gh'è in pò de vento
oh, che barlocciò!

Se poi gh'è do su
pe-o pron povio d'erba,
i cangia de co
e ciume lasciù...

E-i manda lampetti,
i manda scintille:
e l'euggi a-i matetti
sun tutta pasciun...

E i stroscia i ciumassi
che brilla in to cè:
pe-o pron fan gran passi,
i cria, i sun matti,

co-e sciue de cane
i zeuga a-i sordatti.


Luigi Panero - Dialetto di Loano


IL GIOCO AI SOLDATI
Le canne hanno emesso
pennacchi d’argento:
se c’è un poco di vento
oh, che sciaguattare !

Se poi c’è del sole
sul prato povero d’erba,
cambiano colore
le piume lassù…

E mandano piccoli lampeggi
mandano scintille:
e gli occhi dei bambini
 
son tutta passione…

E strappano i “ciumassi”
 
che brillano nel cielo:
per il prato fanno gran corse,
e gridano, e sono matti,

con i fiori di canna
giocano ai soldati.

Un pendio litoraneo povero d’erba e un canneto che si anima e pare assecondi, coi suoi brillii e scrosci continui, un vivace gioco di bimbi. Nel baluginare argenteo delle cime fiorifere delle canne, che si agitano al vento e scintillano al sole di Liguria, lampeggiano gli occhi dei “matetti” per la passione del gioco che li assorbe ed entusiasma. E, dei ragazzi, il poeta segue con lo sguardo i movimenti chiassosi: ma la fantasia sua, e quindi la nostra, è abbagliata essenzialmente dai colori cangianti di quel tempo di lido, assorta dietro a quell’indefinito strusciarsi dei “ciumassi” delle canne, nel cielo. 

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