domenica 5 ottobre 2014

PER CHI VÖ DIVERTISSE di G. De Stefani e V. Jacono

Il prato di San Romolo

Dumenga 6 zügnu
            tantu pe' cumensà
a fasse du bon sanghe
            a rie e sciaratà
d'andassene a S. Ròmulu
            i Gurdi i han decretàu
pe passà in giurnu au frescu
            e liberi in tu prau.
U ghe sarà da müüxica
            dirèta cuu bastun
dai dui simpatisanti:
            Macariu e Curnajùn;
in fatu pöi de bali
            u gh'è de nuvità
da fa drissà i cavéj
            sc'ina tésta perà:
roba de l'autru mundu
            cume Naka-goin-Kalu
a danssa du Purin
            chèla de l'umbrissalu
Jaka-Bibi e chel'autra
            Rüssa: Nuga-Tyame
u passu du Cunìu
            e chélu du Pulame.
U rie pöi nu l'è
            cu a tessera, se sà,
u va a chi ciü n'aréze,
            a chi po' ciü schersà!


da “I Ciapéti di Véji” in sanremascu di Gin De Stefani e Vincenzo Jacono ad opera di Gianni Modena

Annuncio pubblicato sull'Eco della Riviera il 29 maggio 1920


PER CHI VUOLE DIVERTIRSI

Domenica 6 giugno
            tanto per cominciare
a farsi del buon sangue,
            a ridere e schiamazzare
i “Gurdi” hanno stabilito
            di andarsene a San Romolo
per passare un giorno al fresco
            e in libertà sul prato.
Ci sarà della musica
            diretta con la bacchetta
dai due simpatizzanti:
            “Macariu” e “Curnajun”;
in quanto poi ai balli
            ci sono delle novità
da far drizzare i capelli
            sopra una testa calva:
Cose dell'altro mondo
            come “No che c'ho un callo”
la danza della “Verruca”
            quella dell'”Ombelico”
“Jaka Bibi” (1) e quell'altra
            russa: “Non farmi il solletico”
il passo del Coniglio
            e quello del Pollame.
Per ridere non ci vuole
            la tessera, si sa',
spetta a chi ne regge di più,
            a chi può scherzare di più.


Nota:

(1) - dovrebbe trattarsi della storpiatura in vernacolo del nome di un ballo dell'epoca.

Nessun commento: