Mô
che-u mugugna,
ventu che-u sbatte
porte e barcui,
quindi gran trui,
lampi in ta nêutte,
âegua da-u çê.
E tosto s’issa
oudû de tâera,
d’erbe bagnâe.
Prestu però
turna tranquillu
sciù questa riva:
u canta u grillu
e nivue i s’orve,
e stelle a mille
da-u çê i ribrilla,
e-i m’intran in chêu.
ventu che-u sbatte
porte e barcui,
quindi gran trui,
lampi in ta nêutte,
âegua da-u çê.
E tosto s’issa
oudû de tâera,
d’erbe bagnâe.
Prestu però
turna tranquillu
sciù questa riva:
u canta u grillu
e nivue i s’orve,
e stelle a mille
da-u çê i ribrilla,
e-i m’intran in chêu.
Luigi
Panero - Dialetto di Loano
Luigi
Panero, floricoltore, è nato a Loano (Savona) nel 1903, dove è
morto nel 1960, in circostanze tragiche ed oscure. Autodidatta, egli
elabora i suoi scritti con abilità seguendo soprattutto l'esempio di
Angelo Barile e di Edoardo Firpo, entrambi suoi amici. Vicino a Firpo
per la sua sensibilità profonda per la natura, in cui il poeta tende
a dissolversi, Panero ha usato versi luminosi e danzanti. Non vi è
figura umana nella sua poesia ed ancor meno presenza femminile, ma
soltanto la riflessione ansiosa di una voce che attraverso le
immagini della natura parla a sè e soltanto per sè stesso.
BREVE
TEMPESTA
Il
mare che brontola,
vento che sbatte
porte e finestre,
quindi gran tuoni
lampi nelle notte,
acqua dal cielo.
E subito si alza
odore di terra
d’erbe bagnate.
Presto però
torna la tranquillità
su queste rive,
canta il grillo
e le nuvole si aprono
e stelle a mille
dal cielo fibrillano
e m’entrano nel cuore.
vento che sbatte
porte e finestre,
quindi gran tuoni
lampi nelle notte,
acqua dal cielo.
E subito si alza
odore di terra
d’erbe bagnate.
Presto però
torna la tranquillità
su queste rive,
canta il grillo
e le nuvole si aprono
e stelle a mille
dal cielo fibrillano
e m’entrano nel cuore.
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