venerdì 6 novembre 2015

QUANDO VEGGO ZANINNA À RO BARCON di Gian Giacomo Cavalli

Ubaldo Oppi - Donna alla finestra (1921)
Quando veggo Zaninna à ro barcon
ò fuoe de caza à fà quarche servixi,
me gh'accòsto con dì: Zaninna, amixi,
crua, muoevete un giorno à compassion.
Ghe vaggo à cicciorando ra raxon
che in cangio d'esse fræ semmo innemixi
le se ra passa in quattro rixi
com'a dì ti travaggi à ro ponton.

Mille vòtte ro dì me metto in posta
per veira da rescozo in quarche luoego;
poero un chi aspiete lettere à ra posta.

E chiù viva me pà che n'è ro fuoego,
e chiù rossa me pà che ra composta,
e chiù bella me pà che ro Confuoego.* 



Gian Giacomo Cavalli (1590 – 1658) – Dialetto di Genova
Fu notaio, impiegato tra gli scrivani dei cartulari di San Giorgio e scriba della Curia Criminale. 
Maestro di stile impeccabile, acclimatò a Genova le vertiginose sperimentazioni poetico-linguistiche che, altrove note come marinismo, concettismo, gongorismo od eufuismo, se in altri letterati decadono a maniera stucchevole, in Cavalli sono autentica espressione della sua indole e quasi intrinseche alla  natura del suo mezzo linguistico. Cantò l'amore e i dogi della Repubblica.

Le sue poesie sono raccolte ne "Ra cìttara zeneise"(1635 e 1665)




QUANDO VEDO GIANNINA ALLA FINESTRA 

Quando vedo Giannina alla finestra
o fuori casa a fare qualche commissione
mi ci avvicino dicendo: Giannina, siamo amici,
crudele, muoviti un giorno a compassione.

Le vado sussurrando la ragione
per cui invece d'essere fratelli siamo nemici
lei se la cava con quattro risate
quasi a dire: sprechi il tuo tempo.
Mille volte al giorno mi apposto
per vederla di nascosto da qualche parte;
sembro uno che aspetti lettere alla posta.


E più vivace mi sembra del fuoco,
più rossa mi sembra della composta,
e più bella mi sembra del Confuoco*
 


* Il grande tronco d'alloro che l'Abate del Bisagno  consegnava al Doge la vigilia di natale e che veniva poi arso di fronte a Palazzo Ducale

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