Macissu marlavù du sètesèntu,
ertu, sbilencu sbirru de maui,
ancù e delongu udiuusu monümentu
du zeneize venin contru de nui.
Pe' fate postu, e ciü a to piaiximentu
a Pigna duminà cu i töi canui,
San Mauru i n'han s-cianau e u so urnamentu
de treze giurne cae de pescaui.
Marriu giüdé! Ma, oh sciala intu ciacrin,
di nostri sanremaschi citadin
nisciün a fabricate u s'è prestau!
E da candu sti sàtrapi i t'han fau
u matüssian maruusu acainau
a so ràgia u t'aventa e u vö a to fin.
Vincenzo Jacono - Dialetto di Sanremo
Da “Sanremu du mei
tempu”
Santa Tecla, già fortezza, fu fatta costruire dalla Repubblica di
Genova dopo la rivoluzione sanremese del 1753, per tenere in soggezione la
città, facendo all'uopo piazza pulita del quartiere di San Mauro, formato da
tredici case di pescatori, dalla chiesetta omonima e dall'antico ridotto contro
i barbareschi (nota dell'autore).
Da rilevare altresì che il materiale per costruirla fu ricavato dalla
demolizione del Castello, che dominava Sanremo. Come detto nei versi, la
popolazione di Sanremo si rifiutò in massa di partecipare alla costruzione del
forte, resistendo alla pretese genovesi...
SANTA TECLA
Massiccio brutto lavoro del settecento,
alto, sbilenco sbirro di mattoni,
ancora e sempre odioso monumento
del genovese astio velenoso contro di noi:
per farti posto, e più a tuo piacimento
San Mauro ci hanno raso al suolo col suo ornamento (assieme a)
di tredici chiare come il giorno (luminose) case di pescatori
Cattivo giudeo! Ma, oh sollievo nell'afflizione,
dei nostri sanremaschi cittadini
nessuno a costruirti si è prestato!
E da quando questi despoti ti hanno fatto
il matuziano maroso (onda
tempestosa) incainato
la sua rabbia ti avventa (ti
lancia contro) e vuole la tua fine.
Con la collaborazione di Gianni Modena, che ringrazio.
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