mercoledì 14 settembre 2016

REGÒRDI PRUIBÌ di Roberto Rovelli


Int’ina lüxe ch’a se fà delòngu ciü légia,
vixùn apanàe i parésce int’u negiassu
ch’u stèrburisce i récanti d’a mei memòria.
Ciancianìn, fegüre fantaixiùse i s’intreixa,
i s’alonga, i se stòrçe , i s’alarga
cume màcie d’öriu insce l’àiga.
Regòrdi pruibì, adurmì da ani,
i l’adescia a cusciensa
sgrafignàndume i ögli
e strixàndume u çervélu
cum’u sghigiu d’ê ungie
rascciàe sciü a lavagna.

Int’in spàiřu sprandù de lüna,
me pa’ ancù d’acaressà u tòu corpu                           
vèrgine e giancu cume a pana d’u làite,
ümeru e velütàu cume in pèrsegu maüru,                 
fin e prufümàu cume in pétařu de rösa.                      
Portàu dau duçe ařén d’in ventixö’,
me pa’ ancù de sentì u gòugiu d’u tòu anscià
fà ecu a l’ardù d’u tòu corpu apasciunàu;               
chelu corpu ch’u me baixava i lèrfi asciarmài                 
cum’in càřixe de bàrsamu devin;
chelu corpu ch’u m’imbriagava                                         
cun l’armunìa d’a sòu fùrma,                                              
esartà dau fervù d’a mei pasciùn.

Infin, ciancianìn, e vixùn i sparisce
lasciandu int’u mei cö, urmai stancu,
noma u vöiu de veci regòrdi pruibì
lavài da làgrime de regrétu
ch’i riga e masche d’a cusciensa
cume tache d’àiga ciüvàna
ch’i se scurre insc’ê föglie grixe d’i baticristi
stissàndu dae spine becüe.



Roberto Rovelli - Dialetto di La Mortola
Menzione speciale della giuria al concorso "Giannino Orengo 2016"
Nel percorso di vita del poeta si affacciano pensieri e ricordi a volte sepolti da molto tempo. Un ricordo proibito, poi, torna a galla con meno frequenza di altri, quasi fosse soggetto a chissà quale censura. Liberarlo poeticamente stempera quel divieto e lascia spazio ad una descrizione dolce e sensuale che rievoca con bellezza l’antico vissuto. Attimo di vita intenso che sparisce nuovamente tra i ricordi, accompagnato da una significativa metafora: la coscienza è graffiata e le lacrime scorrono come l’acqua che scivola sopra un’agave e gocciola dalle spine uncinate. 


RICORDI PROIBITI

In una luce che si fa sempre più tenue,
visioni appannate appaiono nella foschia
che intorbidisce gli angoli nascosti della mia memoria.
Poco a poco, figure astratte s’intrecciano,
s’allungano, si torcono, s’allargano
come macchie d’olio sull’acqua.
Ricordi proibiti, assopiti da anni,
svegliano la coscienza
graffiandomi gli occhi
e strizzandomi il cervello
come lo stridio delle unghie
raschiate sulla lavagna.

In un pallido chiarore di luna,
mi sembra ancora d’accarezzare il tuo corpo
vergine e bianco come la panna del latte,
soffice e vellutato come una pesca matura,
delicato e profumato come un petalo di rosa.
Portato dal dolce alito di una brezza,
mi sembra ancora di sentire l’affanno del tuo ansimare
far eco all’ardore del tuo corpo appassionato;
quel corpo che mi baciava le labbra assetate
come un calice di nettare divino;
quel corpo che mi inebriava
con l’armonia della sua forma,
esaltata dal fervore del mio desiderio.

Infine, poco a poco, le visioni spariscono
lasciando nel mio cuore, ormai stanco,
soltanto il vuoto di vecchi ricordi proibiti
lavati da lacrime di rimpianto
che rigano le guancie della coscienza
come goccie d’acqua piovana
che si rincorrono sulle foglie grigie delle agavi
gocciolando dalle spine uncinate.

1 commento:

DOLCEDO SOCIAL CLUB ha detto...

Bellissima e delicatamente erotica, struggente perché è un ricordo lontano, dolce come il respiro dell'Amata. Che sentimenti girano lassù alla Mortola!, complimenti. tommaso lupi