Candu i figliöi ai nevi, pe
seghì l’üsu ,
i nu ghe mustreran u
ventemigliusu
e prie di casui, fascie,
müragni,
i li bumbuneran cuscì .
“Vergögna”
percose i sapiusi, pe trenta
sodi,
vendüu i l’an ai autri e ai
sou modi,
a nostra lenga e i l’an resa
scciava
de in parlà che chi u nu
custümava.
Candu i nu parleran ciü u
dialetu
e i trateran cun e man cume
fà in matu
alura nui saremu urmai
luntai
e sulu a vuxe du passau
cunsciderai
Ina vuxe che a s’esprimerà
in ‘sta lenga
pe eli urmai sparia cume i
panda.
Pe eli abitüai a üsà in diu
sciacandu in pumelu ilüminau
,
pe nui avù sta vuxe scceta e ciaira
pe eli a sarà chela da
veciaira.
Numa i maixei e i baussi i capiran ,
e aighe da scciümaira i la
canteran ,
E nivure e i troi i la diran
au rebossu
che u la crierà au mà candu
u ven grossu.
I sfaradui i la sciüsceran
ae pegurete
e ae bazure i la cunfieran e
basse-bassete.
A sarà a fin de ‘stu belu
parlà
scurdau, tradiu int’a noscia
cà ?
Ma u viverà ancù int’u
nosciu sanghe
percose u l’è int’u cö da
noscia gente.
Ovidio Bosio - Dialetto di
Ventimiglia
Premio "Centro cultura dialettale Stevanin Carabalona" a U Giacuré 2016
La perdita
della parlata dialettale è il tema con cui l’autore snoda i suoi versi,
mettendo in evidenza tutte le differenze tra l’antico modo di esprimersi ed il
linguaggio della modernità: una scomparsa di termini, suoni, luoghi e realtà
che hanno accompagnato da sempre l’uomo nel territorio in cui ha vissuto e
operato. Il dialetto, lingua che andrà persa insieme a tante altre tradizioni
in parte già sparite, conserverà tuttavia ancora una presenza nei discendenti
di chi attualmente lo parla e soprattutto rimarrà nel loro cuore: una luce di
speranza di fronte al buio.
LA NOSTRA LINGUA
Quando i nostri figli ai
nipoti, per seguire l’uso non insegneranno più il ventimigliese
le pietre delle case
rustiche, delle fascie, dei muretti
li rimbrotteranno così
“Vergogna”
perché i sapientoni , per
trenta soldi,
hanno venduto agli altri e
ai loro modi
la nostra lingua e l’hanno
resa schiava
di un parlare che qui non si
usava.
Quando non parleranno più il
dialetto
e discuteranno con le mani
come fa un matto
allora noi saremo ormai
lontani
e solo una voce del passato
considerati.
Una voce che si esprimerà in
questa lingua
per loro ormai sparita come
i panda
Per loro abituati a usare un
dito
schiacciando un bottone
illuminato,
per noi questa voce schietta
e chiara
per loro sarà quella della
vecchiaia.
Solo i muri a secco e le pietre capiranno,
le acque del fiume la
canteranno
Le nuvole e i tuoni la
diranno al rebosso
che le urlerà al mare quando
vien grosso.
I colpi di vento la
soffieranno alle pecorelle
e alle fate la confideranno le
lucciole.
Sarà la fine di questo bel
parlare
dimenticato, tradito in
questa nostra casa?
Ma vivrà ancora nel nostro
sangue
perché è nel cuore della
nostra gente.
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