venerdì 6 settembre 2019

U MARGUN U NU’ L’À CIÜ DE CA’ di Gaspare Caramello


Decisu,
u svurateza, autu int’u çé,
u giancu margun.
U remarca, cun ciacrin, a Pria Margunària, assubacà.

Sfiancau, u cria
u durù
d’ina terra bela
ma seca, carestiùsa, adulurà, demarcà, prufità.

U remarca ina füra de arime sperdüe,
ch’i sgavita pe’ ‘sti camin,
çercandu insensàe raixun
a menagi desperseverai, trassai int’u savù d’â sa’.



Gaspare Caramello - Dialetto di Ventimiglia
III Classificato a U Giacuré 2019 con la seguente motivazione:
Intensa descrizione di un particolare volatile cui l'autore attribuisce umani pensieri: lo smergo è afflitto dai cambiamenti che la città su cui sorvola ha subito e alla quale hanno fatto perdere le sue peculiarità. Lo sguardo si posa dall'alto anche sulle vite di chi migra, sulle loro anime smarrite, sparse in ogni dove, che sanno di sale per aver attraversato il mare. Poesia che guarda al mutamento con senso di perplessità.


LO SMERGO NON HA PIÙ CASA

Deciso
volteggia, alto nel cielo
il bianco smergo
Rileva tristemente la Pria Margunaira ormai interrata.

Affranto,
grida il dolore
d’una terra bella ma arida, avara, sofferta, sottomessa, sfruttata.
Conta
le infinite anime smarrite
che ne solcano le strade,
cercando vane ragioni
a esistenze disseminate, tracciate nel sapore del sale.

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