giovedì 22 luglio 2010

Ristorante "I Battarelli"


Mercoledì 21 luglio, alle ore 19.30, c'è stata l'inaugurazione del Ristorante "I Battarelli" in Via Arziglia 83 a Bordighera.
I valebunenchi Marco e Christian Guglielmi approdano sulla costa per intraprendere l'attività di ristorazione in un locale che offre spazi allettanti: una capiente sala interna, un piacevole ed altrettanto capiente dehors ed un fresco giardino dotato di un angolo giochi per i bambini.
Portano con sè, quale elemento distintivo, il soprannome della famiglia e lo usano per identificare il locale stesso: "I Battarelli", infatti, sono i loro ascendenti, che acquisirono tale denominazione in quanto suonarono per lungo tempo le campane, oltre che a svolgere per generazioni l'attività di falegnameria.
Nell'effige della loro insegna si può anche notare uno stemma che è quello dei "Guglielmi", cognome che da sempre domina la scena in quel di Vallebona.
Insomma, nonostante l'emigrazione a Bordighera, i fratelli "Battarelli" hanno fatto in modo che le loro origini fossero ben evidenziate pur sapendo che in questa era di globalizzazione è necessario avere la giusta apertura verso il mondo intero: ora non rimane altro da fare che ospitare ed allettare la variegata clientela che, auguriamo loro, vada numerosa a degustare le loro prelibatezze.

lunedì 19 luglio 2010

La Vecchia Distilleria


Se nel corso degli ultimi 150 anni c'è stato qualcosa che ha reso "famosa" Vallebona, è la coltivazione del Fior d'arancio amaro, a sciùra de sitrùn, da cui veniva estratta l'essenza utilizzata in profumeria, farmacia e pasticceria e l'acqua di fior d'arancio, l'aiga de sitrùn, utilizzata soprattutto per preparare e condire le bugie, dolce tipico di Vallebona e del circondario.


Sabato 17 luglio 2010 è stato inaugurato il piccolo atelier "Aiga de Luxe" di Pietro Guglielmi (1981) a Vallebona, in Piazza della Libertà, che vende prodotti derivanti dalla distillazione.
La Vecchia Distilleria di Castelan, dopo svariati decenni, ha ripreso la sua attività, che era iniziata nel lontano 1856.
Pietro discende dalla famiglia Guglielmi Bernardo fu Pietro, che produceva, commercializzava e distillava il pregiato Fior d'arancio: ancora oggi "aiga de sitrùn e Vallebona" sono un binomio indissolubile.
Un esempio di "ritorno" agli antichi mestieri, che furono abbandonati per il sopravvento dell'essenza di sintesi, tale da rendere anti-economica quella produzione.
Oggigiorno, però, il tentativo di Pietro affronta la realtà in modo diversificato, ovvero proponendo una piccola e autentica produzione ed un'esposizione e vendita finalizzata al turismo che elegge Vallebona al suo antico ruolo.
Oltre all'essenza e all'acqua di fior d'arancio, Pietro distilla rosmarino, eucaliptus, timo, lavanda e l'acqua di rose; i suoi prodotti, ottenuti con attenti processi e selezione accurata della materia prima che deriva da coltivazione biologica, garantiscono una serie di prodotti di alta qualità artigianale.
Ogni sabato e domenica è possibile visitare il suo atelier ed inbriarsi di profumi frutto della sua tenacia e della sua intraprendenza.
Per noi ex produttori quel profumo è inevitabilemnte un viaggio a ritroso nel tempo...

sabato 17 luglio 2010

La pecora nera dixit

-->"Scorrendo le poesie contenute nel libretto che gentilmente la signora Marisa Amalberti De Vincenti pubblica a sue spese e dona ai poeti e non solo, si nota che i contenuti delle poesie si possono raggruppare in diverse categorie.
In esse si riscontrano temi legati al territorio, al paesaggio, alla tradizione, all’intima relazione che lega gli esseri umani, alla cultura contadina e marinara ligure cardini delle nostre origini, e poi alla morte, alla storia, a temi di attualità… insomma il ventaglio è abbastanza vasto. Ed è pur vero che uno dei temi dominanti è quello della nostalgia, per cui mi sono incuriosita sul perché ed ho pensato di andare a fondo all’argomento cercando di analizzarlo, aiutandomi anche attingendo da alcune fonti.
Innanzitutto ho cercato sul vocabolario Treccani quale definizione risponde alla parola nostalgia e leggo: “ Desiderio acuto di tornare a vivere in un luogo che è stato di soggiorno abituale e che ora è lontano. In un significato più esteso, la nostalgia è uno stato d’animo melanconico, causato dal desiderio di persona lontana o non più in vita o di cosa non più posseduta, dal rimpianto di condizioni ormai passate, dall’aspirazione ad uno stato diverso da quello attuale, che si configura comunque lontano: nostalgia di amici, di affetto, della giovinezza lontana, dei tempi passati.”
E’ evidente che i termini correlati alla definizione di nostalgia sono desiderio, lontano, rimpianto, che sottendono un legame affettivo verso ciò che è oggetto di questo stato d’animo.
Nel voler quindi arrivare ad una giustificazione, se vogliamo, della nostalgia, potremmo considerarla come un rifugio, per lo più illusorio, in cui un soggetto riesce a rivivere situazioni ed emozioni che nel presente non gli sono possibili, benché ne avverta il desiderio.
La nostalgia è il sentimento per eccellenza del migrante, anche se non tutti i popoli ne sono affetti. Nello specifico, il Ligure lo è. Nonostante la sua inevitabile mobilità, dettata dalla necessità economica in epoche di difficile sopravvivenza e la sua propensione al viaggio in qualità di navigante, è risaputo che il Ligure ha sempre ambito al ritorno e ciò è confermato anche dai versi struggenti contenuti nella canzone-simbolo “Ma se ghe pensu”. E’ appurato che non è così per tutti i popoli, ma per il Ligure sì. Questa propensione alla nostalgia, quindi, potremmo assumerla come un dato geneticamente presente nel nostro carattere e quindi bisognoso di esprimersi anche e soprattutto attraverso la poesia.
Una terra definita da molti letterati “luogo dell’anima” quale è la Liguria non può essere dimenticata facilmente dai suoi nativi e diventa una realtà pregnante anche per coloro che vi sono nati da genitori provenienti da altre regioni o nazioni perché il paesaggio che li circonda è lo specchio di ciò che in realtà sono dentro.
Il Ligure si muove in questo paesaggio-anima che è in continuo mutamento e il senso di incompiuto che avverte dentro di sé riflette ciò che gli accade attorno, che tuttavia accoglie senza nessuna pretesa di ricercarne la perfezione.
Il sogno che il Ligure nutre è insito nel luogo stesso in cui vive ed egli trova la salvezza regredendo nella nostalgia, trova il modo per rimanere fuori dal proprio progetto di fronte al quale rimane indifferente.
Il Ligure è quello che parte, che deve fare, che deve almanaccare, che deve aggiustare che deve sistemare, ma è anche colui che, infine, deve tornare."

Dalla presentazione di "Vallebona ospita U Giacuré"

sabato 10 luglio 2010

Meglio un giorno da leoni...

Ape in fiore - edizione 2009

Addobbare un intero paese di fiori e punti vari di accoglienza è un grande dispiegamento di energie. La manifestazione, nata come Percorso fiorito e come Concorso di addobbo floreale, per un paio d'anni ha avuto organizzatori diversi da quelli odierni, che sono subentrati con una mossa ancora oggi poco chiara ai più, ma sia...
Il concorso, motore della manifestazione, è stato presto abbandonato e, grazie ad un incaricato pagato dal comune per curare l'immagine del paese, sono state individuate e realizzate altre idee per questa esposizione.
In effetti l'Ape si è sempre prestata benissimo al ruolo, anche se dopo tre edizioni rischia di cadere nella monotonia e nella ripetitività, come i concorsi floreali, del resto, perchè, nonostante la bellezza che essi esprimono, a lungo andare, stufano.
La pubblicità è l'anima del commercio e grazie al cielo questa manifestazione non si priva di nulla: da settimane le affissioni locali sono monopolizzate e anche sulla costa non ci sono dubbi sull'imminente vetrina delle Ape in festa a Vallebona.
Quanto costi il tutto non s'ha da sapere, ma non è difficile immaginarlo.

...che cento anni da pecore

XIII edizione di "Vallebona ospita U Giacuré"

Anche Cenerentola, ovvero "A Cria", si appresta alla sua classica serata di poesia dialettale e musica in piazza. Toni soffusi, fedeltà dei partecipanti, il Premio all'Autore, un pò di fresco e di rinfresco, un regalino a tutti i partecipanti... stando attenti al centesimo, perchè per lei di soldi non ce ne sono. I 300 euro annui di quello stesso comune che ostenta e blaga nel suo giorno da leoni, debbono essere centellinati per i cento giorni da pecore degli altri.
Un bel limite all'attività dell'Associazione, che per i legami coltivati con alcune associazioni dei dintorni, quali Gli Amici di Francesco Biamonti, e le conoscenze acquisite soprattutto nel mondo dei letterati, ce ne sarebbe di che eleggere Vallebona nell'olimpo della cultura, solo che esistesse una stanza adeguata per accogliere presentazioni di libri, incontri culturali e mostre d'arte di largo richiamo.
Ma la cultura non fa testo. Anzi, a volte è un problema se alle amministrazioni viene chiesto di apporre delle tabelle inerenti gli studi di astronomia di Gian Domenico Cassini e casualmente non fanno pendent con l'architettura del paese...
E allora è meglio spendere un bel gruzzolo per un giorno da leoni ad uso e consumo dei convenuti, per rimediare un pò di complimenti per la "raffinatezza" organizzativa e riuscire magari a vendere un appartamento a chi si "innamora" di questa Vallebona così ben vestita a festa, invece che vivere cento giorni da pecore cercando di trasmettere valori che il tempo saprebbe conservare come preziosa costruzione di un'identità riconosciuta e riconoscibile.
Specchio dei tempi.


lunedì 28 giugno 2010

Ma cosa c'è di più bello...

Born to Drink a Vallebona, estate 2009, a cena al Carugiu prima del concerto.

Una delle risorse in termini di bellezza, piacevolezza e utilità di cui si è potuto beneficiare nei centri storici dei paesini dell'entroterra ligure (e non solo) è la possibilità di servire da mangiare negli spazi all'aperto, ricavati, a volte, in pochi metri quadrati, ma suggestivi quanto basta per incantare i turisti e soprattutto gli abitanti del posto.
Questi ultimi, infatti, hanno modo di vivere una dimensione nuova e diversa dall'abitudine e possono cogliere aspetti fino ad allora ignoti.
Seborga, Dolceacqua, Apricale, Vernazza, Finalborgo: la lista è lunghissima dei luoghi in cui, almeno d'estate, è possibile pranzare o cenare all'aperto, per cui risulta essere proprio inopportuno non ricevere dall'autorità preposta la concessione di suolo pubblico per svolgere tale attività, a meno che non vi siano valide motivazioni affinchè ciò sia precluso. Ma quando queste motivazioni non ci sono o non reggono e altri esercizi dello stesso paese hanno il benestare, allora è lecito diventare sospettosi.
I clienti possono essere solo risentiti, ma il gestore ne paga conseguenze ben più gravi, perchè la sua stagione estiva ne risulta compromessa a priori e, con i tempi che corrono, c'è poco da stare allegri.
Un caso isolato, forse, quello occorso ai titolari della Pizzeria U Carugiu di Vallebona, ma assai fastidioso. Giustifica la dilagante moda di far scappare i turisti nella vicina Francia, dove abituali turisti che frequentavano la Liguria si trasferiscono beneficiando di affitti più bassi e di locali che servono ristorazione a tutte le ore, in spazi ricavati con le più fantasiose iniziative.
A Mentone c'è pieno di gente, a Bordighera e dintorni scemano le migliori iniziative e l'alternativa alla floricoltura agonizzante, ovvero il turismo, langue e non decolla non essendo adottate tendenze che tanto rivalutano e aggradano i visitatori.
Come al solito, non siamo neanche capaci di "copiare" dai cugini oltre confine, dando impulsi ad iniziative che non necessitano di particolari investimenti, ma si possono realizzare nella loro naturale coreagrafia.
E pensare che non c'è niente di più bello di questa spontanea animazione dei luoghi...

Articolo di L. D. pubblicato su bordighera.net

sabato 26 giugno 2010

Popoli liberi

Mi sono chiesta molte volte cosa si nasconda dietro la dicitura "Popolo delle libertà", perché mi è sorto un dubbio: dietro una certa definizione, altro non si nasconde che l''esatto contrario dell'affermazione.
Infatti è vero che esiste un popolo della libertà, ma non è esattamente quello che si manifesta dietro a quella definizione, anzi quel popolo ne è l'esatto contrario.
Ci sono momenti nella vita dell'uomo in cui la libertà si manifesta in quanto tale e che non ha nulla da spartire con la propaganda dilagante: sarebbe interessante lasciare veramente lo spazio di espressione ad ognuno ed allora, e solo allora, si potrebbe realmente capire dov'è e dove va il mondo.
E' estremamente limitante definire "libertà" ciò che si relega all'ordine precostituito. Quella non è affatto libertà, ma intanto c'è il potere che la usa, mentre invece è necessario avere il coraggio di ascoltare qualsiasi voce, soprattutto nella notte, quando un popolo, veramente grande e numeroso, si esprime e rivendica la sua ragion d'essere.
Persone, non necessariamente integrate e regolari, ma esistenti, che parlano, esprimono e rivendicano la loro ragion d'essere, mi rappresentano più d'ogni altro il popolo della libertà, e sono quelle che in ogni momento del giorno sono costrette alla repressione e al silenzio.
E' ora che finisca questa propaganda che, invece di dare voce, reprime.
Quella non è libertà, è regime.

lunedì 21 giugno 2010

Figli e figliastri

Bar Pizzeria "U Carugiu"

Nel periodo estivo, il Bar Pizzeria "U Carugiu" da anni attrezzava un dehors nel vecchio campo di bocce adiacente il locale, con copertura da rinnovarsi ogni stagione, perchè il Comune non consentiva un lavoro più "definitivo". Franco ed Elena si sono rimessi a quel volere, sostenedo ogni anno una considerevole spesa, sin tanto che un incendio ha devastato buona parte di quell'area, rendendola inutilizzabile.
Durante le ultime due estati, il servizio di ristorazione era effettuato sulla piazza antistante il locale ed era letteralmente un piacere cenare all'aperto, tra il via vai della gente e la vita che animava la piazza, che spesso nei paesi rischia di essere quasi sempre semideserta, soprattutto a Vallebona, dato che è scarsamente illuminata, per non dire espressamente "buia".
Ma quest'anno le cose sono andate ancora peggio. Alla richiesta di concessione del suolo pubblico da parte dei gestori è stato risposto "picche": niente ristorazione sulla pubblica piazza, tanto meno nello spazio che a Natale è riservato al fògu du bambin, in quanto "monumento". Se vogliono, possono ristrutturare il dehors, cosa che con le normative vigenti implicherebbe un investimento esosissimo e, con la stagione alle porte, sarebbe impensabile realizzarlo in tempo utile.
Eh sì, è facile fare figli e figliastri quando si gestisce il potere; più che altro è facile quando non si tengono in considerazione determinati fattori e vien più comodo bocciare, tanto "chissenefrega se questi qui se ne vanno in merda".
Quattordici anni di attività nel centro storico, collaborazioni alle attività sociali senza fiatare, sottomissione a qualsiasi ordinanza e per premio una bella bocciatura alla concessione di servire le pizze sulla piazza.
E pensare che è stata organizzata una rassegna di tre serate di "Musica in piazza" da svolgersi nelle domeniche di agosto proprio perchè ci sarebbe stata la presenza dei clienti della pizzeria in qualità di pubblico...
Ad essere troppo buoni ci si rimette e questa ne è una dimostrazione.
Da ultimo, la Festa della musica di stasera: 3 gruppi a suonare in rispettivi punti del paese, ma sulla piazza Marconi, la piazza de "U Carugiu", il vuoto e il buio: i figliastri non meritano proprio nulla.