In esse si riscontrano temi legati al territorio, al paesaggio, alla tradizione, all’intima relazione che lega gli esseri umani, alla cultura contadina e marinara ligure cardini delle nostre origini, e poi alla morte, alla storia, a temi di attualità… insomma il ventaglio è abbastanza vasto. Ed è pur vero che uno dei temi dominanti è quello della nostalgia, per cui mi sono incuriosita sul perché ed ho pensato di andare a fondo all’argomento cercando di analizzarlo, aiutandomi anche attingendo da alcune fonti.
Innanzitutto ho cercato sul vocabolario Treccani quale definizione risponde alla parola nostalgia e leggo: “ Desiderio acuto di tornare a vivere in un luogo che è stato di soggiorno abituale e che ora è lontano. In un significato più esteso, la nostalgia è uno stato d’animo melanconico, causato dal desiderio di persona lontana o non più in vita o di cosa non più posseduta, dal rimpianto di condizioni ormai passate, dall’aspirazione ad uno stato diverso da quello attuale, che si configura comunque lontano: nostalgia di amici, di affetto, della giovinezza lontana, dei tempi passati.”
E’ evidente che i termini correlati alla definizione di nostalgia sono desiderio, lontano, rimpianto, che sottendono un legame affettivo verso ciò che è oggetto di questo stato d’animo.
Nel voler quindi arrivare ad una giustificazione, se vogliamo, della nostalgia, potremmo considerarla come un rifugio, per lo più illusorio, in cui un soggetto riesce a rivivere situazioni ed emozioni che nel presente non gli sono possibili, benché ne avverta il desiderio.
La nostalgia è il sentimento per eccellenza del migrante, anche se non tutti i popoli ne sono affetti. Nello specifico, il Ligure lo è. Nonostante la sua inevitabile mobilità, dettata dalla necessità economica in epoche di difficile sopravvivenza e la sua propensione al viaggio in qualità di navigante, è risaputo che il Ligure ha sempre ambito al ritorno e ciò è confermato anche dai versi struggenti contenuti nella canzone-simbolo “Ma se ghe pensu”. E’ appurato che non è così per tutti i popoli, ma per il Ligure sì. Questa propensione alla nostalgia, quindi, potremmo assumerla come un dato geneticamente presente nel nostro carattere e quindi bisognoso di esprimersi anche e soprattutto attraverso la poesia.
Una terra definita da molti letterati “luogo dell’anima” quale è la Liguria non può essere dimenticata facilmente dai suoi nativi e diventa una realtà pregnante anche per coloro che vi sono nati da genitori provenienti da altre regioni o nazioni perché il paesaggio che li circonda è lo specchio di ciò che in realtà sono dentro.
Il Ligure si muove in questo paesaggio-anima che è in continuo mutamento e il senso di incompiuto che avverte dentro di sé riflette ciò che gli accade attorno, che tuttavia accoglie senza nessuna pretesa di ricercarne la perfezione.
Il sogno che il Ligure nutre è insito nel luogo stesso in cui vive ed egli trova la salvezza regredendo nella nostalgia, trova il modo per rimanere fuori dal proprio progetto di fronte al quale rimane indifferente.
Il Ligure è quello che parte, che deve fare, che deve almanaccare, che deve aggiustare che deve sistemare, ma è anche colui che, infine, deve tornare."
Dalla presentazione di "Vallebona ospita U Giacuré"
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