giovedì 21 dicembre 2017

L’ÜRTIMU SANREMASCU (VI) di Franco D’Imporzano


Questo componimento consta di 7 sonetti: verranno pubblicati uno alla volta nei prossimi giovedì

VI

Cun lengassa sacrìlega u cujùna
tütu lo ch’u ghe capita davanti:
giastéme a müji u inventa e u desgrandùna
da fa perde a pascensa fina ai santi.

Parlendu de Sanremu u s’apasciùna
a dine mà, cunvintu, e sensa tanti
cumprimenti u dà sfögu ai söi rincianti
e d’antighi arregordi u s’ingavùna.

U giüra de partì de andà luntan,
pé nu sufrì viendu i scangiamenti,
ma, s’u munta sc’in trenu e u va a Milan,

passai dui giurni u frize, u s’incaìna
e i nu ghe turna in pàixe i sentimenti
che davanti a l’incantu da marina.

(continua)


Franco D’Imporzano – Dialetto di Sanremo


L’ULTIMO SANREMASCO

Critica con lingua sacrilega e denigratoria
tutto quello che gli capita davanti:
un mucchio di bestemmie inventa e sgrana
da far perdere la pazienza persino ai santi.

Parlando di Sanremo si appassiona
a dirne male, convinto e senza tanti
complimenti da sfogo ai suoi rimpianti
e si ingozza di antichi ricordi.

Giura di partire e di andare lontano,
per non soffrire vedendo i cambiamenti,
ma, se sale su di un treno e va a Milano,

passati due giorni frigge, diventa cattivo
non da pace ai propri sentimenti
se non davanti all’incanto del mare.

mercoledì 20 dicembre 2017

INVERNO di Giovanni Ghione



Cöre o lunaio di giorni
comme feugge che se perdan
inti viali dove tosce
- tra posse d'aegua e raffeghe de neive -
l'inverno
ch'o picca a-e porte;
ma nisciun gh'arve.



Giovanni Ghione – Dialetto di Varazze


INVERNO

Corre il calendario dei giorni
come foglie che si perdono
nei viali dove tossisce
- tra pozze d'acqua e raffiche di neve -
l'inverno
che bussa alle porte;
ma nessuno gli apre.


martedì 19 dicembre 2017

S'ARRESTA STANCHI, A-A SEIA di Fiorenzo Toso



S'arresta stanchi, a-a seia. I giorni passan
un in sce l'atro, pægi, e se confondan
comme profî de nuvie che s'incontran.
O zeugo o n'açimenta de che semmo
vittime e attoî. D'imaginäie
isoe perdue semmo delongo scciavi
ma o dexidëio o scenta, e ne s'ammerma
a coæ d'andâ à çercâle in lontanansa.
D'ombre e magon ciù pin che d'invexendo
a-a seia cian cianin se consummemmo.



Fiorenzo Toso – Dialetto di Arenzano


SI RIMANE STANCHI ALLA SERA

Si rimane stanchi alla sera. I giorni passano
uno sull'altro, uguali a se stessi, e si confondono
come profili di nuvole che s'incontrano.
Il gioco ci tormenta di cui siamo
vittime e attori. D'immaginarie
isole perdute siamo ancora schiavi
ma il desiderio scompare, e si dissolve
la voglia di andarle a cercare, in lontananza.
D'ombre e d'angoscia pieni, più che di frenesie,
alla sera lentamente ci consumiamo.

lunedì 18 dicembre 2017

SAN MARTIN di Edoardo Firpo

Genova - San Martino

Tutto allegro in ta luxe mattutinn-a,
un pö elevòu distante da-a marinn-a,
se gode a San Martin serenitæ
e paxe de campagna e de cittæ.

Quattro stradde gh'arrivan in croxea:
quella che drita a va sciù in sce-a costea.

E quella che va zù a cacciase in mà,
e gh'è e crêusette tepide d'Arbâ
che vegnano ben pe-o meise quande zea.



Edoardo Firpo – Dialetto di Genova


SAN MARTINO

Tutto allegro alla luce mattutina,
elevato lontano dalla marina,
si gode a San Martino serenità
e pace di compagna e di città.

Quattro strade v'arrivan in crociera:
quella che dritta va su per la costa.

E quella che va giù a buttarsi in mare,
vi sono stradine tiepide d'Albaro
che vanno ben pel mese quando gela.
  

domenica 17 dicembre 2017

L’AVA E A PARPAJÖRA di Dino Ardoino


U niu de ave u l’ha ina purtiöra
strenta, cun ina specie de cianà
in sce-u davanti. De de lì i vèn föra
ste bestiete indüstriùuse pe’ sercà

drent’ae sciure l’amé. E delongu i vöra
pegandu u so nausin d’in sa e d’in là
cum’u fusse in penélu. A parpajöra
sèns’autru a l’è ciü bèla. Pitürà

de curui vivi, u fa piaixé gardàra
cand’a se pòusa surv’au rumanin
e a se ghe nina parpelandu l’ara.

Ma a nu l’arriva de nuvèmbre aa fin:
ai primi fréidi, meschineta, a cara
stechìa per tèrra. Invece int’u pecin

so sgarbu l’ava a se po nurigà
e passaghe a l’assustu l’invernà.



Dino Ardoino – Dialetto di Sanremo


L’APE E LA FARFALLA


Il nido delle api ha una porticina
stretta, con una specie di spianata
sul davanti. Di lì vengono fuori
queste bestiole industriose per cercare

dentro i fiori il miele. E sempre volano
intingendo il loro nasino di qua e di là
come fosse un pennello. La farfalla
sen’altro è più bèlla. Dipinta

di colori vivi, fa piacere guardarla
quando si posa sopra il rosmarino
e vi si culla muovendo l’ala.

Ma non arriva di novembre alla fine:
ai primi freddi, poverina, cade
stecchita per terra. Invece nel piccolo

suo buco l’ape si può accudire
e passarci al riparo l’invernata.

sabato 16 dicembre 2017

LÜXE di Mario Saredi


Tüttu assésu,
o tüttu amòrciu,
l’è l’istéssu,
cübu nu l’è
ùnde viàggia,
spasséggia,
girùnda,
vaurìcca
i söi ögli
vestìi.
Lüstrìn,
savàtte,
scarpùi,
da vé i sùn bèli
tütti dùi,
ch’i pàn trèi.
Indröve i ögli
e pöi seràri,
ancù a lüxe
ti virài.
Fürminànte
o brichéttu
se virà,
cu’ a lüxe
che se  dà.



Mario Saredi – Dialetto di Camporosso


LUCE

Tutto acceso,
o tutto spento,
è lo stésso,
buio non è
dove corrono,
passeggiano,
gironzolano,
curiosi
i suoi occhi
vestiti.
Lustrini,
ciabatte,
scarponi,
da vedere son buoni
tutti e due,
che paiono tre.
Aprire gli occhi
e poi chiuderli,
ancora la luce
vedrai.
Svedesi
o fiammiferi
si  vedrà,
con la luce
che dà.

venerdì 15 dicembre 2017

DÉIXÉMBRE di Pierina Giauna

       
   
                                         
Fögu açésu, sciacümi,                                        
l'arburélu d'agaixin                                            
ingarniu cun ciapéléte,                                       
frixéti e amandurin.                   
                                               
U Présépiu,                                       
ina préghéira                                            
au Bambin.               
                                               
Célu stélau,                                              
sprandù d'a Lüna,                                              
i Pastui i van…                   
                                            
In sc' ê muntagne,                                            
véixin,                                             
cara a néve                                              
cianin cianin.                     
                       
                       
                       
Pierina Giauna  - Dialetto di Ventimiglia 


DICEMBRE
                               
Fuoco acceso, frutta secca,                 
l'alberello di ginepro                           
guarnito con caramelle,                              
nastrini e mandarini.          
                               
Il Presepe,                        
una preghiera                           
a Gesù Bambino.       
                               
Cielo stellato,                            
chiarore di Luna,                       
i Pastori vanno…        
                               
Sulle montagne,                        
vicino,                              
cade la neve                             
piano piano.