lunedì 17 maggio 2010

La vergogna

Il campo di calcio, o meglio "l'acquitrino" di Vallebona

Secondo Il Conciso, il vocabolario della Treccani, alla voce acquitrino si trova la seguente definizione: "terreno su cui ristagna l'acqua" e la foto del campo di calcio di Vallebona rispecchia perfettamente la descrizione.
Lo spazio da sempre denominato "campo sportivo" era costituito da una ampia fascia ricoperta di erba verde e di forma irregolare in cui si sono recate a giocare intere generazioni di bambini, cullando il sogno che, prima o poi, il comune avrebbe realizzato una struttura sportiva degna di questo nome. Iniziarono i lavori negli anni Settanta, anche se Vallebona risultava essere davvero l'ultima, visto che gli altri peasi del circondario ne erano dotati e svolgevano costantemente tornei estivi di calcio con grande partecipazione ed entusiasmo di giocatori e pubblico.

La donazione famiglia Taggiasco

Verso la metà degli anni Novanta la fam. Taggiasco Narciso di Vallebona decide di fare una donazione affinchè venga costruita, ultimata e migliorata l'area sportivo-ricreativa: prima tranche di versamento L. 350.000.000. IL comune convoca 19 persone legate alle attività sportive e ricreative del paese per sondare le loro idee, al fine di progettare un qualcosa che rispondesse alle esigenze di tutti. Ognuno ha esposto la propria idea e, al momento della presentazione del progetto, NESSUNA di queste era stata rispettata. E va bé, tanto siamo tutti ignoranti, pazienza.
Iniziano quei lavori scellerati che devastano subito l'angolo più bello del posto, quello con gli ulivi da cui si poteva ricavare un piccolo anfiteatro come a Ospedaletti o a Cap d'Ail, e inizia a franare il terreno: lo sanno solo loro, gli "eletti", cosa avranno dovuto spendere per rimediare il danno.

Verde pubblico del campo sportivo (foto n. 1)

La diga di cemento costruita ad argine dell'imminente frana mortifica l'area ricreativa utilizzata dalla Pro Loco per i festini, limando la pista da ballo e riducendo notevolmente lo spazio. E va bè, pazienza, per 10 sabati all'anno può anche andare bene così, tanto poi faranno i locali nuovi per le cucine e il palco della musica... Campa cavallo che l'erba cresce! Niente cucine, niente palchetto, solo tanta, tanta erba che cresce e che il programma prevede venga sfalciata soltanto a metà giugno per iniziare i festeggiamenti, perchè durante gli altri mesi non ha nessuna importanza tenere pulita l'area: l'acquitrino è impraticabile, gli spogliatoi non ci sono, il basket è stato trasferito a Borghetto assieme alle scuole elementari per le infinite risposte negative che il comune dava ad ogni richiesta espressa.

Il muro sociale

Il muro a ridosso del piazzale fu costruito su invito del comune alla popolazione che prestò volontariato: un'opera in economia che risolse all'epoca un bel problema. Meritava un riconoscimento, non con targhe di ottone, ma con una decorosa e costante pulizia e magari con piante dignitose, soprattutto d'alto fusto: ne sarebbero bastate tre e in 15 anni sarebbero cresciute quanto basta per ombreggiare e permettere, durante l'estate, la ricreazione sul piazzale per far giocare i bambini e svolgere qualche partita a carte sui tavoli della Pro Loco in attesa della serata gastronomica e danzante. E va bè, pazienza, al sociale mica tutti hanno tempo di pensarci...
Le uniche 2 piante ad alto fusto ai bordi del campo di calcio furono piantate all'epoca in cui si rispettava la ricorrenza della Festa degli alberi.

Verde pubblico (foto n. 2)

La prima pianta sulla sinistra è una ginestra, simbolo dell'economia locale, ma ahimé, è completamente avviluppata dalle sviarbure (vitalba), tanto, di ginestre, ce ne sono migliaia nelle proprietà dei floricoltori, non importa se i turisti non possono ammirare quella pubblica...
La folta presenza di erbe infestanti in basso nasconde abbondantemente il muro sociale e il palco per le orchestre continua ad essere sempre lo stesso, con i suoi tubolari Innocenti, pagliassui, ondulux verde (a basso impatto ambientale) e moquettes di recupero, stile Terzo Mondo.

Retrobottega della Pro Loco

Vallebona vanta una delle migliori Pro Loco della zona. Funziona con un sistema di baracche posizionate in ogni possibile modo e assalite dalle infestanti quando la stagione non prevede il loro utilizzo. D'estate si crepa dal caldo e, più di una volta, la mancanza di tempestività della ripulitura dell'area, ha comportato che fossero proprio i volontari della Pro Loco stessa a procedere allo sfalcio e alle puliture di rifinutura dall'erba nell'area interessata. E va bè, tanto siamo tutti agricoli, cosa volete che sia...

Verde pubblico (foto n. 3)

Con alcune ringhiere riciclate la Pro Loco ha provveduto a delimitare l'area più pericolosa, ma anche questa subisce l'aggressione delle erbacce.
Il faro che illumina l'area delle cassiere della Pro Loco, all'inizio dell'estate 2009, aveva una lampada bruciata, proprio quella che doveva illuminare la zona delle casse: per 10 sabati mi sono portata un abat-jour da casa per non rimanere al buio.
La famiglia Taggiasco, nel 2007, ha erogato altri € 62.500 che senz'altro sono finiti per costruire il palazzetto nell'ansa della diga e che probabilmente non saranno bastati, per cui l'ultimazione dei lavori necessiterà di altri decenni.
Narciso Taggiasco ha assistito all'inaugurazione in pompa magna della prima tranche di lavori e se ne è morto amareggiato per l'incuranza amministrativa nei confronti del suo gesto. Per nove mesi, prima della sua dipartita, svariati metri cubi di macerie sono rimasti depositati all'interno dell'acquitrino impedendo in ogni modo sia il parcheggio delle autovetture durante l'estate, sia il gioco del pallone. Sono state tolte una settimana dopo il funerale.
Un paese di 1.200 abitanti ha ricevuto poco meno di mezzo miliardo di vecchie lire per ultimare un'area sportivo-ricreativa e in 15 anni siamo ridotti a questa vergogna.
E pensare che le supreme autorità di Vallebona hanno giardini privati di tutto rispetto, nei quali, anzi, non nasce mai neanche un filo d'erba; inoltre vantano la necessità di elevare il popolo a canoni di bon ton... Da che pulpito viene la predica!

mercoledì 5 maggio 2010

Quelli erano uomini

Lettera all'avv. Giuseppe Canepa di Diano Marina
del 30 marzo 1894
(clicca l'immagine, ingrandisci e leggi)

"Allo scopo di formulare una lista di candidati per le prossime elezioni Amministrative che riesca gradita alla generalità dei cittadini, il sottoscritto aderendo al desiderio di amici, la prega di intervenire alla riunione privata, che si terrà in sua casa il giorno I° aprile ed alle ore 15. Con osservanza Devotissimo ecc ecc."

Oltre cent'anni fa si procedeva con questo rispetto per invitare una persona e proporle una candidatura alle elezioni amministrative. L'anno scorso, invece, a Vallebona, la persona che necessitava dello stesso trattamento e che casualmente ha le stesse iniziali di Giuseppe Canepa, si è vista esclusa proprio dalla riunione che doveva conferirgli la pole position nella lista, arrecandogli un'offesa indelebile.
Quelli erano uomini, questi di adesso giudicate voi.

venerdì 30 aprile 2010

Senza storia


Il 25 aprile è la ricorrenza della Liberazione, che accomuna tutte le persone a meno che non siano profondamente nostalgiche del ventennio. Il popolo italiano unito ha combattuto per liberare la nazione dal nazi-fascismo.
I ruoli istituzionali richiedono presenza e partecipazione, anche se a Vallebona la massima autorità ha confuso il luogo di celebrazione: spendere una riflessione in chiesa è inopportuno, visto che c'è un monumento alla Resistenza che solo in questo giorno dell'anno raduna attorno a sè chi non dimentica. Ma non basta: la stessa autorità ha chiesto alla Banda musicale se per cortesia avesse potuto evitare di suonare gli inni abituali, soprattutto quelli di partito. La tradizione vuole che si intoni l'inno di Mameli e Bella Ciao, che a quanto mi risulta non sono nessuno dei due dei brani di partito, a meno che ci si sia dimenticati della storia studiata in quinta elementare.
Dice Wikipedia: "Bella ciao è una canzone popolare cantata dai simpatizzanti del movimento partigiano italiano (Resistenza) durante la seconda guerra mondiale, che combattevano contro le truppe fasciste e naziste. La musica, di un autore sconosciuto, viene fatta risalire alla melodia di un canto ottocentesco delle mondine padane, con influenze di altri canti come "Fior di tomba" e "Picchia picchia la porticella". Una seconda derivazione fa retrodatare le radici della canzone ad una ballata francese del Cinquecento che seppur mutata leggermente ad ogni passaggio geografico, sarebbe stata assorbita dapprima nella tradizione piemontese con il titolo di La daré d'côla môntagna, poi in quella trentina con il titolo di Il fiore di Teresina, poi in quella veneta con il titolo Stamattina mi sono alzata, successivamente nei canti delle mondariso e infine in quelli dei partigiani."
Bella ciao sta al 25 aprile come il Piave sta al 4 novembre: per fortuna non sono ancora stati sostituiti con Meno male che Silvio c'è.

mercoledì 28 aprile 2010

Cenerentola


Nel consiglio comunale di venerdì 16/04/2010 sera è stato letto e approvato il bilancio. Merita rendere noto gli stanziamenti decisi dalla maggioranza per i gruppi che operano attivamente nel paese:

Banda Musicale di Vallebona € 3.000
Pro Loco Vallebona € 1.500
Parrocchia di Vallebona € 800
Ass. Cult A Cria € 300

Non è una novità: sono già alcuni anni che la Cria è diventata, per l'amministrazione comunale, la Cenerentola di turno.
Ci sarebbe molto da scrivere, ma mi limiterò a dire, cosa peraltro risaputa, che la cultura è quella che fa più fatica ad avere introiti. Ciò nonostante, da quando l'Associazione è stata fondata, non è mai venuta meno alla pubblicazione del calendario a sfondo storico (12 edizioni), nè alla rassegna di poesia dialettale e musica in piazza "Vallebona ospita u Giacuré" (12 edizioni). Ha allestito una Biblioteca e organizzato almeno una serata di musica d'autore durante l'estate. Vi chiederete come ciò è stato possibile, visto che il Comune da alcuni anni è l'unica fonte di finanziamento: ve lo spiego.
Il calendario solitamente non riesce a coprire i costi con le vendite; il Giacurè necessita di tutti i 300 € del contributo; la serata di musica d'autore è finanziata dalla Pro Loco, presso la quale la Presidente della Cria ed io prestiamo servizio come cassiere per ben 12 serate all'anno, quasi tutti i sabati dell'estate. Io ho sempre rinunciato alla quota cui tutti i lavoranti avrebbero diritto per il viaggio che la Pro Loco organizza a fine stagione e, a volte, anche la Presidente, al fine di ottenere la sponsorizzazione della serata musicale.
Ci sono ancora dei residui minimi degli anni passati in cui anche la Provincia ci degnava di contributo, ma più che altro siamo riusciti a sopravvivvere in questi ultimi tre anni perchè la sottoscritta ha lasciato all'Associazione € 1.500 provenienti dalla sponsorizzazione del libro da lei scritto, ovvero "Un viaggio chiamato ginestra".
Tuttavia sono sicura che non appena decollerà l'altra branca della cultura locale, quella legata alla biblioteca di cui parlai qui, vista l'attuale adesione di alcuni membri dell'amministrazione, i soldi per finanziarla si troveranno subito!
Che non si conosca ancora bene il concetto di super partes?!?

sabato 10 aprile 2010

Gli alberi sono alti...

...le foglie crescon verdi...
(foto di Marco Lorenzi)


Occorrono gusto ed intelligenza in molte cose, anche nel creare il verde pubblico.
Mio malgrado, però, devo constatare che spesso mancano sia l'uno, sia l'altra. Nel corso degli ultimi decenni le pubbliche amministrazioni, anche nei piccoli paesi, hanno realizzato spazi in cui impiantare delle specie botaniche, il più delle volte ricorrendo a siepi e piccoli arbusti che sono risultati essere poco gradevoli allo sguardo e affatto funzionali. Insomma, un'altra questione di forma e sostanza che non collimano.
Esemplare invece è stato il comportamento che hanno assunto in passato i governanti e i bambini in occasione della Festa degli alberi: piante longeve, di alto fusto, a foglia caduca per permettere al sole di scaldare e illuminare d'inverno e di beneficiare dell'ombra d'estate. Hanno speso pochi soldi, la manutenzione era ridotta alla raccolta delle foglie in autunno e alla potatura in primavera: 2 interventi e tutto sempre in ordine, compresa la funzione svolta dalle piante.
Ora invece i pochi ritagli di terra destinati ad accogliere il verde sono stati "riempiti" di piante che: non ombreggiano, ci nascono infestanti in ogni periodo, sono invasi da feci animali e spazzature umane gettate incivilmente, necessitano di manutenzione e annaffiature e fanno anche poca figura.
Gli alberi destinati a diventare grandi, come i tigli, i platani, gli ippocastani, le palme, i pini marittimi e quant'altro dovrebbero essere i veri protagonisti, perchè danno molto e non chiedono nulla, ma pare che non sfiorino minimamente il pensiero di chi decide e spende.
Niente panchine sotto gli alberi che non ci sono, niente accoglienza, solo un tentativo di trompe l'oeil che anche dal punto di vista estetico spesso offende.
Gli ulivi? No, grazie. Il loro habitat sono gli uliveti, non gli asfalti.
A Vallebona le cose stanno esattamente così.


mercoledì 31 marzo 2010

Vedo, sento e NON parlo

La mitica foto delle tre scimmie recita: "Non vedo, non sento, non parlo", ma a Vallebona ciò succede solo in parte. Grazie al web, ora è possibile vedere, sentir dire, ma tuttavia NON parlare.
E' ciò che mi tocca constatare in virtù di questo blog, che è nato come finestra di dialogo, che è costantemente visitato dato che il contatore registra il numero di quanti vengono a leggerlo, ma che non riceve "commenti", se non un sommesso chiacchiericcio dietro le quinte tra coloro che si sentono punti nel vivo. Tanto meno c'è da aspettarsi un confronto diretto tra la sottoscritta e chi avesse qualcosa da dire, visto che ci si incontra ogni giorno fisicamente nella nostra piccola realtà.
Il linguaggio, spesso provocatorio, ha proprio lo scopo di sollecitare sia il dialogo, sia il confronto, naturalmente a scopo costruttivo.
Benchè io consideri Facebook "un cazzeggiare", devo riconoscergli il merito di aver indotto molte persone a misurarsi con la rete, a prendervi dimestichezza: goodvalley è stato il primo blog del paese e u paìse il secondo, gestiti dalla stessa persona, che sarei io, ma nessun altro, a quanto mi risulta, ha creato un altro blog, dimostrando di non voler cogliere l'opportunità di comunicazione che offre gratuitamente la rete.
Seguo quasi quotidianamente il giornale, pagina dell'Amministrazione Comunale che si può leggere sul sito www.vallebona.info, come da link che potete trovare sul banner qui a fianco, ma è quasi sempre "vuoto", riporta notizie molto sporadicamente e di interesse relativo.
Insomma, nell'era della comunicazione senza limiti ed in tempo reale, a Vallebona siamo disinformati quanto basta a non conoscere nulla di ciò che accade, ammesso che accada qualcosa...

domenica 28 marzo 2010

La bottega del Cà Do' di Tamara

Tamara, Franziska, Aldo e Matteo

Oggi pomeriggio, tra l'andarivieni degli elettori, in Piazza Marconi è stato inaugurato il negozio di articoli da regalo, souvenir, cartoleria e chissà quante altre cose ancora, di Tamara e Matteo.
E' stato bello veder riaprire le porte di quella che un tempo fu la merceria di Celestina e di Yvette e che, nei paesi, come tanti altri piccoli negozi, fu costretto alla chiusura.
Tamara, così dolce e sorridente, ha osato sfidare una realtà assai incerta: a Vallebona si potrebbe tentare di ridare impulso a piccole realtà commerciali, ma sarebbe opportuno dialogare e confrontarsi al fine di vagliare idee e proposte, cosa che non sembra molto avvertita. Io ci avevo provato col blog, esattamente qui, però la cosa ha avuto ben poca considerazione, per non dire nulla.
Invece è tempo che se ne parli, che si provi a pensare insieme a che cosa si può fare, perchè sicuramente qualcosa si può fare, anche se la mia proposta poteva sembrare ambiziosa: esponendo delle idee prima o poi qualcosa di proficuo può saltare fuori.
Penso che questo compito dovrebbe essere competenza dell'Amministrazione Comunale che sta "guidando" il paese, ma ho la sensazione che ci stiamo trovando su di un "pullman" con il freno a mano ben tirato.
"Brava Tamara, che hai il coraggio di provarci e nel farti tanti auguri cercherò di essere collaborativa, soprattutto con le piccole produzioni dell'Associazione culturale A Cria".