domenica 27 settembre 2009

Economia locale: che fare?

Coltivazione di ginestra e, in alto, pergolato di ruscus

Da oltre cinquant'anni l'economia prevalente di Vallebona è quella floricola.
Si sono alternate coltivazioni di diverse tipologie di fronde, sia verdi che fiorite, ed ai giorni nostri dominano la scena la ginestra e il ruscus.
Di anno in anno si assiste ad un lento e progressivo declino che crea un'incertezza sulle sorti locali abbastanza fastidiosa ed inquietante.
Vivere il presente è la regola, ma pensare al futuro è inevitabile. Nell'ipotesi in cui questo settore non garantisse più la sopravvivenza, molte persone, molte famiglie sono costrette a chiedersi "che fare?"
Propongo, con questo post, una riflessione: sono più di vent'anni che l'amministrazione locale investe nel centro storico, da cui dovrebbe conseguirne un indotto sulle economie, ma ahimé, al di là delle vendite delle case o della locazione, nessuna economia ha decollato... anzi, si sono ulteriormente ridotti i commerci che in passato hanno avuto momenti di tranquilla gestione.
E allora, secondo me, è giunto il momento di unire le forze per "inventarsi" qualcosa, il momento di provare a riflettere se può essere possibile introdurre in questa comunità un'idea sulla quale lavorare e trovare un rilancio e uno sviluppo, che possa creare lavoro, vita commerciale anche in piccoli punti del centro storico e da questa peculiarità dilatare altre realtà, altre economie.
Si potrebbe partire anche fondando una "scuola" di artigianati o mestieri, anche se ciò non fa parte della locale tradizione. Si potrebbe dare una svolta all'agricoltura abbandonando la campagna, lasciandola riposare per qualche decennio affinchè si disintossichi da tutto lo sfruttamento e l'inquinamento di cui è stata vittima finora, si possono tante cose, basta saperci pensare su a dovere e insieme.
Io un'idea ce l'avrei, ma prima vorrei conoscere altre opinioni, poi mi esprimerò.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Attendo con curiosità l' "idea" che hai ....

pia ha detto...

L'anonimato è sempre poco piacevole. Si possono avere opinioni diverse e discordi; potrebbe commentare anche qualcuno con cui abitualmente non si comunica di persona, ma lanciando un post per raccogliere opinioni e soprattutto proporre una riflessione "insieme" sarebbe opportuno firmarsi, oppure cliccare Nome/URL e mettere il proprio nome.
La mia idea? Beh, prima aspetto altri commenti, se ne arriveranno...

cinema&libri ha detto...

Ho scritto il solito nome utente, è apparso anonimo, sono io, cinelibri, che è curioso di conoscere "l' idea" di Pia. Vieremu

Sara ha detto...

Però esiste anche il turismo giardinicolo, eh!
Non conoscevo questa bella realtà e pensare che capito abbastanza spesso a Imperia. Ciao1
Sara

Agron ha detto...

Il problema dell'agricoltura, che non è solo a Vallebona, ma più in generale dell'Imperiese, è che la dimensione aziendale attualmente non consente più di ottenere utili decorosi e tali da far sì che gli Imprendotori Agricoli locali, possano avere ciò che si meritano.
Non esiste possibilità di concorrenza con i Paesi terzi, che, avendo a disposizione luce, calore ed acqua a volontà, nonchè manodopera a basso costo, riescono a spuntare prezzi decisamente improponibili per le nostre aziende, che si trovano costrette ad attuare in una geomorfologia "difficile.
La mancanza di fondi degli imprenditori stessi, un non sufficiente ricambio generazionale nelle campagne, nonchè anche una scarsa capacità "collaborativa" , determinano il resto, facendo sì che le aziende "ordinarie" gradualmente si siano trasformate in "marginali".
Credo che a parte qualche azienda che per estensione ed organizzazione dei fattori della produzione, riesce ancora a non essere "marginale", il tessuto economico locale debba integrarsi molto di più, convertendo parte delle produzioni, ed orientandosi più sulla "qualità" e sul "kilometro zero", ma avendo anche il patrocinio istituzionale.
I fondi comunitari che finanziano le aziende agricole spesso privilegiano gli "investimenti alla produzione", mentre quelli per il mantenimento, pulizia e il presidio del territorio rurale, tendono ad essere quantitativamente minoritari. Forse un cambiamento in tal senso sarebbe auspicabile, ma, certamente, non risolverà che solo in parte un problema di competizione globale con il quale dobbiamo confrontarci tutti i giorni nei più svariati settori e scelte della nsotra vita. Certamente l'iniziativa sul modello dei "village " che si fa e si è fatta in Francia, potrebbe funzionare, ma la regia dei vari attori che la compongono deve essere preparata e avere anche la voglia e la possibilità di "rischiare" per innovare mantenendo nel contempo le tradizioni e facendo risaltare le peculiarità del territorio.