L'Editore Ames, insieme alla Cia
E così, ieri, a Genova, c'è stata l'anteprima della presentazione del libro scritto da Mario Genari e da me sulla storia dell'associazionismo agricolo in provincia di Imperia, cui ho dedicato un post su goodvalley.
Su questo blog, invece intendo esprimere una contraddizione che sto vivendo nel mio contesto di vita sociale nel paese di Vallebona, visto che il libro mette in risalto il valore dell'associazionismo, della cooperazione e di qualsiasi altra forma di aggregazione, tra cui i consorzi.
Premetto che sono "da sempre" una sostenitrice e fautrice di tali forme di vita sociale, perchè ci credo e le reputo vantaggiose: uniti si vince.
Circa 15 anni fa, in seguito a più riunioni tenutesi nella sala consiliare del Comune di Vallebona, alcuni rappresentanti dei consorzi delle strade interpoderali, un folto numeri di utenti e l'amministrazione comunale (più o meno la stessa da allora), convenirono di porre dei limiti ai mezzi di portata transitanti su tali strade: la maggior parte di esse erano state costruite "a braccia" con muri a secco a valle e con manti di cemento assai rigidi e quindi inclini a "spezzarsi" a seconda dei pesi che dovevano reggere.
Pressochè all'unanimità venne stabilito di porre il limite al trasporto di 2 metri cubi di portata, regola che, nel corso degli anni, è stata ben poche volte infranta.
Nel 2006 l'alluvione che colpì il nostro territorio arrecò ingenti danni, tra cui crolli di muri e di un ponte. I lavori durarono ovviamente alcuni mesi, durante i quali le ditte passarono più volte su queste strade con mezzi oltre il limite di portata stabilito.
Il 5 dicembre 2007, per tutto l'arco di una mattinata, fin tanto che un utente fece smettere quei trasporti, i camion della portata di 7 metri cubi carichi di terra bagnata e provenienti dallo scavo di un condominio il cui committente era, in veste privata, il sindaco in carica di allora, viaggiarono su e giù per portare quella terra laddove occorreva colmare un riempimemento in seguito al rifacimento del ponte. Nel settembre dell'anno successivo, stessa storia: camion da 7 metri cubi di portata, ovvero gli stessi e dello stesso committente, trasportarono per alcuni giorni la terra transitando su di un altro tratto di strada interpoderale, per portare il carico ad un privato cittadino.
Questa è la premessa. Nello stesso autunno del 2008 si costituisce regolarmente il Consorzio Tuvu per la gestione delle strade interpoderali che comprende i due tratti succitati e scatta per così dire la "coercizione" a versare una quota sociale e le conseguenti richieste di denaro finalizzate a scopi ben precisi e di indubbia necessità.
Io sono favorevole a qualsiasi forma di aggregazione finalizzata al bene comune, ma ho osato sollevare un'obiezione al presidente del consorzio: ho chiesto che alla persona fisica dell'allora sindaco e in quanto sindaco, fosse fatta versare una somma sia per i danni arrecati, sia per aver contravvenuto una norma rispettata da tutti.
Mi rispose che portare in assemblea tale proposta mi avrebbe comportato derisione da parte della gente, che non avvertiva il problema nella gravità in cui l'avvertivo io.
"Benissimo - ho risposto - passo lo stesso e questa volta sono io a non pagare più, oltre a non aderire come socio al Consorzio".
Ho fatto molto per la strada in questione, la gente lo sa, e sono addolorata per la posizione che ho preso, perchè non è nel mio stile di vita. Ma essere presi sempre e comunque per il culo, a lungo andare, stufa.
Voi, al mio posto, come vi sareste comportati?
Su questo blog, invece intendo esprimere una contraddizione che sto vivendo nel mio contesto di vita sociale nel paese di Vallebona, visto che il libro mette in risalto il valore dell'associazionismo, della cooperazione e di qualsiasi altra forma di aggregazione, tra cui i consorzi.
Premetto che sono "da sempre" una sostenitrice e fautrice di tali forme di vita sociale, perchè ci credo e le reputo vantaggiose: uniti si vince.
Circa 15 anni fa, in seguito a più riunioni tenutesi nella sala consiliare del Comune di Vallebona, alcuni rappresentanti dei consorzi delle strade interpoderali, un folto numeri di utenti e l'amministrazione comunale (più o meno la stessa da allora), convenirono di porre dei limiti ai mezzi di portata transitanti su tali strade: la maggior parte di esse erano state costruite "a braccia" con muri a secco a valle e con manti di cemento assai rigidi e quindi inclini a "spezzarsi" a seconda dei pesi che dovevano reggere.
Pressochè all'unanimità venne stabilito di porre il limite al trasporto di 2 metri cubi di portata, regola che, nel corso degli anni, è stata ben poche volte infranta.
Nel 2006 l'alluvione che colpì il nostro territorio arrecò ingenti danni, tra cui crolli di muri e di un ponte. I lavori durarono ovviamente alcuni mesi, durante i quali le ditte passarono più volte su queste strade con mezzi oltre il limite di portata stabilito.
Il 5 dicembre 2007, per tutto l'arco di una mattinata, fin tanto che un utente fece smettere quei trasporti, i camion della portata di 7 metri cubi carichi di terra bagnata e provenienti dallo scavo di un condominio il cui committente era, in veste privata, il sindaco in carica di allora, viaggiarono su e giù per portare quella terra laddove occorreva colmare un riempimemento in seguito al rifacimento del ponte. Nel settembre dell'anno successivo, stessa storia: camion da 7 metri cubi di portata, ovvero gli stessi e dello stesso committente, trasportarono per alcuni giorni la terra transitando su di un altro tratto di strada interpoderale, per portare il carico ad un privato cittadino.
Questa è la premessa. Nello stesso autunno del 2008 si costituisce regolarmente il Consorzio Tuvu per la gestione delle strade interpoderali che comprende i due tratti succitati e scatta per così dire la "coercizione" a versare una quota sociale e le conseguenti richieste di denaro finalizzate a scopi ben precisi e di indubbia necessità.
Io sono favorevole a qualsiasi forma di aggregazione finalizzata al bene comune, ma ho osato sollevare un'obiezione al presidente del consorzio: ho chiesto che alla persona fisica dell'allora sindaco e in quanto sindaco, fosse fatta versare una somma sia per i danni arrecati, sia per aver contravvenuto una norma rispettata da tutti.
Mi rispose che portare in assemblea tale proposta mi avrebbe comportato derisione da parte della gente, che non avvertiva il problema nella gravità in cui l'avvertivo io.
"Benissimo - ho risposto - passo lo stesso e questa volta sono io a non pagare più, oltre a non aderire come socio al Consorzio".
Ho fatto molto per la strada in questione, la gente lo sa, e sono addolorata per la posizione che ho preso, perchè non è nel mio stile di vita. Ma essere presi sempre e comunque per il culo, a lungo andare, stufa.
Voi, al mio posto, come vi sareste comportati?
3 commenti:
Ciao Pia, io mi sarei comportato esattamente come hai fatto tu. Però vorrei sapere se questa derisione ci sarebbe veramente stata e se qualcuno, almeno qualcuno, sarebbe stato solidale con te.
O che sono di parte o che hanno paura di esporsi.
Modello Sicilia.
Ciao Pia, contraccambio volentieri la tua visita sul mio blog.
Innanzitutto non conosco il problema del tuo territorio quindi il mio sarà un parere " da esterno".
Io credo che tu ti sia mossa in base a dei principi riconosciuti da tutti, quindi diciamo universali.
Il problema tutto italiano è quello di personalizzare sempre le regole, in base al o ai soggetti.
Tu invece ai fatto leva proprio in base alle regole condivise. Un comportamento nobile non ridicolo.
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