venerdì 18 ottobre 2019

U BÒN TÔXE DE ŠTI VEGGI... di Giovanni Natalino Trincheri


Mùscime o Segnù,
ma pe’ da bòn,
auménu aù,
ch’a sùn toštu in còn da fàscia,
ch’a l’ho a beżassa delongu ciǜ céna de regordi
e sènsa ciǜ stissa ambesiùn,
u bòn tôxe de šti veggi
ch’i se trae d’in bucca u sigô(r)u
numma pé špüô
ch’i l’han pèrsu ascì u piaxé du mugugnu.


Giovanni Natalino Trincheri – Dialetto di Dolcedo
Premio speciale della “Compagnia filodrammatica San Michele” di Pigna con la seguente motivazione: Un'invocazione al Signore quando si avvicina la fine della vita: l'autore, rassegnato, chiede il saggio tacere, a scapito anche del lamentarsi. La vita, spesso deludente nei suoi valori non rispettati, non necessita più di commento alcuno. La poesia racchiude una frequente immagine di vecchio che ha visto troppi cambiamenti nell'arco della sua vita e, soprattutto, la perdita dei valori a cui era stato educato: inevitabilmente invoca il beneficio del silenzio.


IL BUON TACERE DEI VECCHI...

Insegnami o Signore,
ma per davvero,
almeno ora,
che sono quasi in fondo alla fascia,
che ho il sacco sempre pieno di ricordi
e senza neanche più un goccio di ambizione,
il buon tacere dei vecchi
che si tolgono il sigaro dall bocca
solo per sputare
che han perso anche il piacere di lamentarsi.

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