Decisu,
u
svurateza, autu int’u çé,
u
giancu margun.
U
remarca, cun ciacrin, a
Pria Margunària, assubacà.
Sfiancau,
u cria
u
durù
d’ina
terra bela
ma
seca, carestiùsa, adulurà, demarcà, prufità.
U
remarca ina füra de arime sperdüe,
ch’i
sgavita pe’ ‘sti camin,
çercandu
insensàe raixun
a
menagi desperseverai, trassai
int’u savù d’â sa’.
Gaspare
Caramello - Dialetto di Ventimiglia
III
Classificato a U Giacuré 2019 con la seguente motivazione:
Intensa
descrizione di un particolare volatile cui l'autore attribuisce umani
pensieri: lo
smergo è afflitto dai cambiamenti che la città su cui sorvola ha
subito e alla quale hanno fatto perdere le sue peculiarità. Lo
sguardo si posa dall'alto anche sulle vite di chi migra, sulle loro
anime smarrite, sparse in ogni dove, che sanno di sale per aver
attraversato il mare. Poesia che guarda al mutamento con senso di
perplessità.
LO
SMERGO NON HA PIÙ CASA
Deciso
volteggia,
alto nel cielo
il
bianco smergo
Rileva
tristemente la Pria Margunaira ormai interrata.
Affranto,
grida
il dolore
d’una
terra bella ma arida, avara, sofferta, sottomessa, sfruttata.
Conta
le
infinite anime smarrite
che
ne solcano le strade,
cercando
vane ragioni
a
esistenze disseminate, tracciate
nel sapore del sale.
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