méże
subacàe, impautàe,
cunsümàe
dau tempu e dai ani;
avançi
d’in maixé derrucàu.
Testimuniança
d’ê génte antighe
che,
acanìe, i l’ava dümau
‘sta
tèrra sarvàiga e düra.
Ciache
pria a l’à ina störia
in
nome, ina fàcia, ina vita passà
ch’a
se pèrde int’u negiàssu d’u tempu.
‘Sti
ani, l’arte d’u maixé
a
l’esartava ina sinfunìa de prie;
in
miràcuřu d’aspertixe
che,
insce l’autà d’a fatiga,
u
l’ava creàu impuscibile fàsce
agantàe
ai rivàssi d’ê cole.
Ma
urmai i tempi i son scangiài;
ancöi
bèn pochi i son réstài
a
seghì e peàe d’u passàu
e,
ciancianìn, nu’ ghe serà ciü nisciün
ch’u
sece bòn a fà in maixé.
Cuscì,
ae generaçiùn de l’avegnì
ghe
lasceremu, cume téstaméntu,
noma
sbùire e mügli de vecie prie
int’ê
fàsce gerbe d’ê tèrre a l’abandùn.
Roberto
Rovelli – Dialetto
di La Mortola
II
Classificato al Concorso di Poesia Dialettale “Giannino Orengo” -
Edizione 2019, con la seguente motivazione:
L'accorato componimento descrive le
pietre dei muri a secco della nostra terra. Nonostante la lunga
lontananza che separa l'autore dai luoghi natii, egli ha presente lo
stato in cui versa questo territorio, così bisognoso di attenzione e
cura, ormai venuti meno in buona parte. Le pietre, posate a suo tempo
dalla tenacia e dalla necessità dei vecchi, ora piano piano cadono
dalle loro posizioni e diventano disordinati mucchi negli incolti.
Segno del cambiamento dei tempi e di una modernità che non guarda
affatto al passato.
VECCHIE
PIETRE
Un
mucchio di vecchie pietre
mezze
sotterrate, infangate,
consumate
dal tempo e dagli anni;
avanzi
di un muroma secco diroccato.
Testimonianza
della gente antica
che,
ostinata, aveva domato
questa
terra selvaggi e ostile.
Ogni
pietra ha una storia,
un
nome, un volto, una vita passata
che
si perde nella foschia del tempo.
Una
volta, l'arte del muro a secco
esaltava
una sinfonia di pietre;
un
miracolo di ingegnosità
che,
sull'altare della fatica,
aveva
creato impossibili ripiani
aggrappati
alle pendici scoscese dei colli.
Ma
ormai i tempi sono cambiati;
oggi
ben pochi sono rimasti
a
seguire le orme del passato
e.
a poco a poco, non ci sarà più nessuno
capace
di fare un muro a secco.
Così,
alle future generazioni
lasceremo,
come testamento,
soltanto
frane e mucchi di vecchie pietre
nei
ripiani incolti delle campagne abbandonate.
1 commento:
Ed ai posteri,Rovelli avrà lasciato anche una testimonianza scritta che spronerà qualcuno a domandarsi:cosa erano i muretti a secco? perché?chi la faceva ? come?.questo è un ottimo motivo per apprezzare questi versi!
S G
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