che
o tempo o l’ha ceghæ
e
poi o l’ha seræ
in
te ‘na scorsa dùa
da
no poreise arvì.
Ma
se ti ëi fæ contâ
se
sentan ancon vivi
e
tïan feua da-a taera,
tanti
ricordi restae ‘n ti oivi,
sorchi
de lòu e de sùô
con
drento tante stöie
e
ricche de perle de memöie.
ùn
mondo ormai sparïo
da
dovve o peu spuntâ
de
vitta ancon ùn crïo.
Mario
Traversi – Dialetto di Varazze
Menzione
speciale della Giuria al Concorso di Poesia Dialettale “Giannino
Orengo” - Edizione 2019 con la seguente motivazione:
Il poeta
accomuna gli alberi di ulivo alle persone. La forma contorta degli
alberi è visibile anche nelle fattezze dei vecchi, per la vita
dura e la fatica che hanno fatto. Soltanto lasciandoli raccontare
rievocano ricordi, perle di memoria rimaste negli ulivi, nei solchi
del lavoro e del sudore svolto con passione. Si sveglia in loro un
mondo sparito, esalano un ultimo grido di vita. Poesia che esprime,
con rispetto, il diaframma tra il mondo contadino e quello della
modernità.
Nei nostri paesi di campagna
mezzi abbandonati
vi sono dei vecchi
che sembrano alberi di olive
che il tempo ha piegato
e poi li ha chiusi
in una scorza dura
da non potersi aprire.
M a se li fai raccontare
si sentono ancora vivi
e tirano fuori dalla terra,
come fossero zappe,
tanti ricordi rimasti tra gli ulivi,
solchi di lavoro e di sudore
con dentro tante storie
condite di un grande amore
e ricche di perle di memorie.
Farli parlare è come ridestare
un mondo oramai scomparso
da dove può spuntare
ancora un grido di vita.
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