Quande ti seunni e o vento
de meistrâ
pâ che in sciô piano tutto o
mâ o l’addesce,
me gusta, m’incapriçio e me
rincresce
perchè ti særi a bocca
appommellâ.
Bocca mæ, bocca pægia a-o
meigranâ,
feugo de armelle açeiso pe-a
rivea,
comme ti, inte ’n velluo de
bombonea
ti ascondi trentedoe perle
de mâ.
Italo Mario Angeloni –
Dialetto di Genova
Italo
Mario Angeloni (1876-1957, insegnante e artista poliedrico, fu contemporaneo di
Edoardo Firpo, dal quale lo divise, tra le altre cose, il diverso orientamento
politico. Certamente, i dichiarati entusiasmi fascisti non contribuirono alla
fortuna postuma della sua poesia, in cui si salda da un lato la retorica civica
con quella nazionalista, nella celebrazione del mito di Balilla con toni e
accenti futuristi, mentre dall'altro risalta (come qui) un lirismo estenuato,
di gusto decadente e dannunziano, sostenuto da un'accurata ricerca linguistica.
In tal modo però Angeloni usciva dal ghetto "dialettale" dal quale
Firpo, condizionato anche dalla recensione di Eugenio Montale alla sua prima raccolta,
non ebbe mai il coraggio di uscire del tutto. Ricostruire senza preconcetti la
storia del Novecento significa anche smentire il mito dell'ineludibilità del
vernacolarismo come cifra poetica per le espressioni locali. E interpretare la
storia linguistica genovese, ligure e italiana con uno sguardo diverso e più
obiettivo. (Dalla pagina Facebook di Fiorenzo Toso)
TRENTADUE PERLE
Quando tu suoni, e il vento
di maestrale
sembra svegliare sul piano
tutto il mare,
mi piace, mi incapriccio e
mi rincresce
perché chiudi il bocciolo
della tua bocca.
Bocca mia, bocca simile a un
melograno,
fuoco di semi acceso lungo
la riviera,
come, in quel velluto di
bomboniera,
tu nascondi trentadue perle marine!
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