In via Feraldi, sc’in
recantu, ascàixi schivu,
u gh’éira in Bar pecin, ma
renumau,
pe’ u modu de servì l’aperitivu.
Sempre sciügùusu,
bon… fréidu zeràu!
Sinche tourin, deixe
caréghe, in bancu,
clienti boi, furèsti e ascì
nustrài,
chi pe’ in cafè, ina biréta,
in giancu,
chi da assetàu, chi in pei
de cùita, ma sempre agaribài!
“Morris” u l’eira u nome de
su garignun,
e a mezugiurnu e gènte d’alantura
daghe a spuncià, e a fa du
sciaratun,
pe’ beve inseme e… ciapetà
mez’ura!
U méigu, l’avucatu, u cögu e
u caregà,
u giüdisse,
u stagnin, u düca
cun u grupié,
l’arrangia bricichete, a
cuntessa, u maixelà,
u panaté, u scritù, u nutaiu
cun a mujé!
Tüti
ben alevai, cume ina gran famija,
ma avù inte su recantu, “Morris”
u nu gh’è ciü,
sa bèla gènte alegra l’è
ascaixi za spirìa,
canti arregordi a mente da
nostra zuventü.
I gh’han messu ina bitega de
scialli e crövistrasse,
au postu du barétu, pe’
fasse bèlu vié,
e a gente de Sanremu nun po
che aciacrinasse
passendu, a mezugiurnu, sce
chelu marciapé!
Enzo Pastore – Dialetto di
Sanremo
3° Classificato al X
Concorso di Poesia Dialettale Sanremasca
IV Premio "Gino Guglielmi"
IL BAR MORRIS
In via Feraldi, su di un
angolo, quasi schivo,
c’era un Bar piccolo, ma
rinomato,
per il modo di servire l’aperitivo.
Sempre succulento, buono…
freddo ghiacciato!
Cinque tavolini, dieci
sedie, un banco,
clienti buoni, stranieri e
anche nostrani,
chi per un caffè, una
birretta, un bianco,
chi da seduto, chi in piedi
e di fretta, ma sempre garbati!
“Morris” era il nome di
questo bugigattolo,
e a mezzogiono la gente di
allora
dai a spingere, e a fare
chiasso,
per bere assieme e…
spettegolare mezz’ora!
Il medico, l’avvocato, il
cuoco e il calzolaio,
il giudice, l’idraulico, il
duca col croupier,
l’aggiusta-biciclette, la
contessa, il macellaio,
il panettiere, lo scrittore,
il notaio con la moglie!
Tutti ben allevati, come una
famiglia,
ma adesso in quell’angolo, “Morris”
non c’è più,
questa bella gente allegra è
già quasi scomparsa,
quanti ricordi sovvengono
della nostra gioventù.
Hanno messo un negozio di
scialli e soprabiti,
al posto del baretto, per
farsi un bel vedere,
e la gente di Sanremo non
può che dispiacersi
passando, a mezzogiorno, su
quel marciapiede!
1 commento:
Molto bella e struggente. Rivedo nel ricordo la fila indiana di bicchieri schierati ad uno ad uno, vicinissimi, fila lunga quanto il banco e la mano ed il braccio esperti e velocissimi del barman con le bottiglie dei vari liquori percorrere , andata e ritorno il tragitto dal primo all'ultimo bicchiere. Ed in ognuno di essi mescere il liquido via via ambrato, rosso Magenta, amaranto per l'atteso è rinomato Aperitivo Morris dagli ingredienti un po' circondati da un'aura di mistero per l'esclusività inimitabile. Come inimitabile era il mix di avventori ben tratteggiati dal poeta accomunati dalle più varie motivazioni: interessi, scambi di opinioni, ciapetu, appuntamenti o scherzosi apostrofi a volte bonari a volte
pungenti. Un vociare indistinto delle varie inflessioni dialettali con sopra tutte il sanremasco che era ancora considerata prevalente belle amicizie piuttosto che l'italiano che raffreddava il rapporto. Reduci molti dall ' aver delibato una sestina di ostriche dal banchetto.del baffo di cui non ricordo il nome collocato nella piazza di Carlandria ed un immancabile bianchetto di accompagnamento, il giornale locale sottobraccio ed il senso di appartenenza ad una ELITE "QUELLI DEL BAR MORRiS"
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