venerdì 26 agosto 2016

MAITINNA di Paolo Foglietta


Quando de scuoeggio in scuoeggio va Maitinna
accuoeggiando patelle gritte e zin,
l'egua deven crestallo puro e fin
e de sarà ven doce ra marinna.

E l'areghe e l'arenna e l'herbettinna
deven d'oro smerado e de rubin
e ri pessi d'arinto brillarin
e Nettun senza in testa se gh'inchinna.

E ro sò per no cuoexera s'asconde,
ma ne fa lumme in cangio ro sò viso:
ro vento treppa int're sò trezze bronde.

Ma no treppo zà mi, perchè m'aviso
che se a se vè si bella dentr'i onde
ch'a no amme sarvo lé como Narciso.



Paolo Foglietta (1520-1596) – Dialetto di Genova
Nobile d'antico stampo, fustigò i costumi rilassati del suo tempo, attaccando soprattutto i "cangi", ossia l'usura, il prestito ad interesse, su cui si basava ormai l'intera economia genovese del tempo, e cercò inutilmente di richiamare i genovesi alle antiche virtù: nel ciclo di sonetti detto delle "garie" (galee) incita i concittadini a costruire navi per difendere la città e i suoi possedimenti e a non farsi dominare dall'ozio.
Foglietta non fu sempre e soltanto un moralista, ma anche un notevole lirico. Nella celeberrima Maitinna troviamo una suggestiva descrizione della Riviera, di cui la donna è una incarnazione, il vero genius loci.


MAITINA

Quando "Maitina" va di scoglio in scoglio
raccogliendo telline, granchi, ricci,
l'acqua diviene cristallo puro e fine
e il mare da salato diventa dolce.

E l'alghe e la sabbia e l'erbettina
divengono d'oro smeraldo e di rubino
e i pesci d'argento splendente
e Nettuno a capo scoperto le si inchina

Ed il sole per non scottarla si nasconde
ma in cambio il suo viso ci rischiara
il vento scherza fra le sue trecce bionde.

Ma non scherzo già io, perchè m'accorgo
che se vede sè stessa così bella nelle onde
può amare solo sè stessa, come Narciso.

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