venerdì 30 aprile 2010

Senza storia


Il 25 aprile è la ricorrenza della Liberazione, che accomuna tutte le persone a meno che non siano profondamente nostalgiche del ventennio. Il popolo italiano unito ha combattuto per liberare la nazione dal nazi-fascismo.
I ruoli istituzionali richiedono presenza e partecipazione, anche se a Vallebona la massima autorità ha confuso il luogo di celebrazione: spendere una riflessione in chiesa è inopportuno, visto che c'è un monumento alla Resistenza che solo in questo giorno dell'anno raduna attorno a sè chi non dimentica. Ma non basta: la stessa autorità ha chiesto alla Banda musicale se per cortesia avesse potuto evitare di suonare gli inni abituali, soprattutto quelli di partito. La tradizione vuole che si intoni l'inno di Mameli e Bella Ciao, che a quanto mi risulta non sono nessuno dei due dei brani di partito, a meno che ci si sia dimenticati della storia studiata in quinta elementare.
Dice Wikipedia: "Bella ciao è una canzone popolare cantata dai simpatizzanti del movimento partigiano italiano (Resistenza) durante la seconda guerra mondiale, che combattevano contro le truppe fasciste e naziste. La musica, di un autore sconosciuto, viene fatta risalire alla melodia di un canto ottocentesco delle mondine padane, con influenze di altri canti come "Fior di tomba" e "Picchia picchia la porticella". Una seconda derivazione fa retrodatare le radici della canzone ad una ballata francese del Cinquecento che seppur mutata leggermente ad ogni passaggio geografico, sarebbe stata assorbita dapprima nella tradizione piemontese con il titolo di La daré d'côla môntagna, poi in quella trentina con il titolo di Il fiore di Teresina, poi in quella veneta con il titolo Stamattina mi sono alzata, successivamente nei canti delle mondariso e infine in quelli dei partigiani."
Bella ciao sta al 25 aprile come il Piave sta al 4 novembre: per fortuna non sono ancora stati sostituiti con Meno male che Silvio c'è.

mercoledì 28 aprile 2010

Cenerentola


Nel consiglio comunale di venerdì 16/04/2010 sera è stato letto e approvato il bilancio. Merita rendere noto gli stanziamenti decisi dalla maggioranza per i gruppi che operano attivamente nel paese:

Banda Musicale di Vallebona € 3.000
Pro Loco Vallebona € 1.500
Parrocchia di Vallebona € 800
Ass. Cult A Cria € 300

Non è una novità: sono già alcuni anni che la Cria è diventata, per l'amministrazione comunale, la Cenerentola di turno.
Ci sarebbe molto da scrivere, ma mi limiterò a dire, cosa peraltro risaputa, che la cultura è quella che fa più fatica ad avere introiti. Ciò nonostante, da quando l'Associazione è stata fondata, non è mai venuta meno alla pubblicazione del calendario a sfondo storico (12 edizioni), nè alla rassegna di poesia dialettale e musica in piazza "Vallebona ospita u Giacuré" (12 edizioni). Ha allestito una Biblioteca e organizzato almeno una serata di musica d'autore durante l'estate. Vi chiederete come ciò è stato possibile, visto che il Comune da alcuni anni è l'unica fonte di finanziamento: ve lo spiego.
Il calendario solitamente non riesce a coprire i costi con le vendite; il Giacurè necessita di tutti i 300 € del contributo; la serata di musica d'autore è finanziata dalla Pro Loco, presso la quale la Presidente della Cria ed io prestiamo servizio come cassiere per ben 12 serate all'anno, quasi tutti i sabati dell'estate. Io ho sempre rinunciato alla quota cui tutti i lavoranti avrebbero diritto per il viaggio che la Pro Loco organizza a fine stagione e, a volte, anche la Presidente, al fine di ottenere la sponsorizzazione della serata musicale.
Ci sono ancora dei residui minimi degli anni passati in cui anche la Provincia ci degnava di contributo, ma più che altro siamo riusciti a sopravvivvere in questi ultimi tre anni perchè la sottoscritta ha lasciato all'Associazione € 1.500 provenienti dalla sponsorizzazione del libro da lei scritto, ovvero "Un viaggio chiamato ginestra".
Tuttavia sono sicura che non appena decollerà l'altra branca della cultura locale, quella legata alla biblioteca di cui parlai qui, vista l'attuale adesione di alcuni membri dell'amministrazione, i soldi per finanziarla si troveranno subito!
Che non si conosca ancora bene il concetto di super partes?!?

sabato 10 aprile 2010

Gli alberi sono alti...

...le foglie crescon verdi...
(foto di Marco Lorenzi)


Occorrono gusto ed intelligenza in molte cose, anche nel creare il verde pubblico.
Mio malgrado, però, devo constatare che spesso mancano sia l'uno, sia l'altra. Nel corso degli ultimi decenni le pubbliche amministrazioni, anche nei piccoli paesi, hanno realizzato spazi in cui impiantare delle specie botaniche, il più delle volte ricorrendo a siepi e piccoli arbusti che sono risultati essere poco gradevoli allo sguardo e affatto funzionali. Insomma, un'altra questione di forma e sostanza che non collimano.
Esemplare invece è stato il comportamento che hanno assunto in passato i governanti e i bambini in occasione della Festa degli alberi: piante longeve, di alto fusto, a foglia caduca per permettere al sole di scaldare e illuminare d'inverno e di beneficiare dell'ombra d'estate. Hanno speso pochi soldi, la manutenzione era ridotta alla raccolta delle foglie in autunno e alla potatura in primavera: 2 interventi e tutto sempre in ordine, compresa la funzione svolta dalle piante.
Ora invece i pochi ritagli di terra destinati ad accogliere il verde sono stati "riempiti" di piante che: non ombreggiano, ci nascono infestanti in ogni periodo, sono invasi da feci animali e spazzature umane gettate incivilmente, necessitano di manutenzione e annaffiature e fanno anche poca figura.
Gli alberi destinati a diventare grandi, come i tigli, i platani, gli ippocastani, le palme, i pini marittimi e quant'altro dovrebbero essere i veri protagonisti, perchè danno molto e non chiedono nulla, ma pare che non sfiorino minimamente il pensiero di chi decide e spende.
Niente panchine sotto gli alberi che non ci sono, niente accoglienza, solo un tentativo di trompe l'oeil che anche dal punto di vista estetico spesso offende.
Gli ulivi? No, grazie. Il loro habitat sono gli uliveti, non gli asfalti.
A Vallebona le cose stanno esattamente così.